L'idea di un declino inevitabile del motore di ricerca per eccellenza parte dalla considerazione che il modello basato sulla classica SERP contenente link potrebbe essere superato di qui a non molto tempo da una modalità più diretta che sfrutta, appunto, l’intelligenza artificiale generativa dei chatbot capaci di restituire all'utente un'esperienza più prossima al linguaggio naturale, a una normale conversazione tra pari.
Addirittura si ipotizza una perdita di traffico per Google del 90 %, pressoché totale, a causa di una fuga di utenti maggiormente allettati da strumenti di ricerca e da soluzioni generate dall'AI.
Finora abbiamo più volte sostenuto che uno dei rivali maggiormente da attenzionare è sempre stato Chat GPT, l'intelligenza artificiale di OpenAI, ma l'arrivo di Perplexity AI ha complicato ulteriormente gli scenari, aggiungendo un avversario altrettanto temibile. Perplexity AI rappresenta, infatti, il connubio perfetto tra i celebri GPT sviluppati da OpenAI e i LLM (Large Language Model) dedicati, sia all’elaborazione del linguaggio naturale, sia all’addestramento automatico.
Perplexity AI riesce ad esplorare Internet in tempo reale, a partire dalla richieste dell'utente, e ad accompagnare le sue risposte con fonti specifiche per aumentare la credibilità e l'autorevolezza delle informazioni fornite. Il suo funzionamento è quello tipico dei motori di ricerca conversazionali.
Perplexity AI può anche vantare una particolare attenzione nei confronti della privacy dei suoi utenti. Il suo team, infatti, s'impegna a non diffondere informazioni sensibili con terze parti. Per esempio, gli indirizzi IP vengono conservati solo per un brevissimo lasso di tempo e inderogabilmente cancellati dopo un massimo di 30 giorni.
Basterà questo a convincere gli utenti ad abbandonare la strada vecchia per la nuova e ad affidarsi alla novità di una startup piuttosto che all'esperienza di un brand blasonato come Google? Secondo Bloomberg e i cosiddetti early adopters, quei pionieri capaci di anticipare una tendenza prima che diventi di massa, sì. Staremo a vedere.
La Redazione