Quando si parla di rischio climatico legato alla salvaguardia dei cavi sottomarini, sicuramente una delle zone più sensibili è l'Asia, un hub di vitale importanza per la rete globale, considerando che solo in questa regione ci sono ben 12 importanti cavi sottomarini. Le stime riportate da Telecom Review Asia indicano che se lo scenario non dovesse mutare, il cambiamento climatico potrebbe influire negativamente sul PIL di tutta l'area dell'Asia-Pacifico del 16,9% entro il 2070, con ripercussioni pesanti su Paesi, come il Vietnam, che potrebbe perdere fino al 30% del suo prodotto interno lordo.
A complicare ulteriormente la questione e a mettere a dura prova la stabilità dei cavi sottomarini ci pensano i tifoni che, proprio a causa del cambiamento climatico, sono più frequenti e più intensi, l'aumento del livello del mare e della sua temperatura media.
Tutti questi fattori influiscono sul buono stato dei cavi sottomarini e sul loro instradamento moltiplicando i possibili guasti. Ovviamente, le soluzioni per far fronte al problema esistono e, su tutte, la scelta di diversificare e pianificare strategicamente i percorsi dei cavi sottomarini è la più valida. Vediamo come i vari progetti a livello globale pensano di agire per salvaguardare il valore strategico ed economico della rete sotto i mari attraverso, appunto, la diversificazione:
E' chiaro che tutte queste operazioni devono essere supportate da un sistema puntuale di monitoraggio in tempo reale anche con l'aiuto dell’intelligenza artificiale, di controlli umani e sensori subacquei.
Non solo il rischio climatico può rappresentare una seria minaccia per la buona salute dei cavi sottomarini, anche i possibili sabotaggi ne possono compromettere il funzionamento. Qui si entra in un impasse legislativo di non poco conto. Il diritto internazionale del mare, infatti, non fornisce agli Stati costieri un’autorità sufficiente per rispondere efficacemente alle possibili attività di sabotaggio al di là delle loro acque territoriali.
Per cercare di trovare la quadra, sia la Commissione europea che l’Alto rappresentante per gli affari esteri hanno proposto che l'intero impianto giuridico per l’intercettazione delle navi dovrebbe essere rivalutato per migliorare la sicurezza dei cavi sottomarini, in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
La Nato dal canto suo, invoca l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, quindi, la difesa collettiva, nel caso le conseguenze non fisiche a lungo termine, esito di campagne di sabotaggio strategico coordinate contro i cavi sottomarini, possano essere considerate alla stregua di un attacco armato e, quindi, giustificare una risposta.
Il dibattito resta aperto.
La Redazione