Piano BUL, gli investimenti pubblici che stanno cambiando la connettività in Italia

[gio 13 novembre 2025]

Dal PNRR alla rete in fibra ottica: tutti i piani pubblici per un’Italia digitale



Mettiti comodo e ascolta!

Il tema della digitalizzazione del Paese è cruciale in Italia ormai da diversi anni. Dietro a tanti discorsi, approfondimenti e relazioni, c'è un concreto piano di trasformazione sostenuto da ingenti investimenti pubblici e privati. Perché connettere davvero tutta l’Italia non significa solo navigare più velocemente, ma vuol dire creare infrastrutture digitali che permettano a imprese, scuole, ospedali e cittadini di accedere a servizi moderni e competitivi.

Purtroppo, nonostante i progressi, l’Italia è ancora un Paese a due facce quando si parla di connettività. Nelle grandi città, la fibra ottica è ormai una realtà consolidata: si naviga a oltre 1 Giga e la copertura cresce rapidamente, mentre in molte aree rurali o periferiche la situazione è diversa: la connessione resta instabile, lenta o del tutto assente. Proprio per colmare questo divario digitale, lo Stato ha deciso d'intervenire in modo massiccio, trasformando la banda ultralarga in una priorità nazionale.

FibeRevolution: la fibra fino a 1 Giga arriva a casa tua

Potremmo raggruppare gli interventi di matrice pubblica per connettere in fibra ottica il territorio nazionale in tre grandi famiglie: Piano BUL, PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e Italia a 1 Giga. Il Piano BUL (Banda Ultralarga) è stato avviato nel 2015 per portare internet veloce anche nelle aree meno appetibili per i privati, dove gli operatori non investirebbero da soli. A realizzare concretamente la rete è Open Fiber, società partecipata, incaricata di cablare milioni di unità immobiliari nelle cosiddette aree bianche, cioè zone prive di infrastrutture di rete.

A questo si è aggiunto il Piano Italia a 1 Giga, finanziato dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), con l’obiettivo ambizioso di garantire entro il 2026 connessioni da almeno 1 Giga in download in tutto il Paese. Parliamo di oltre 6 miliardi di euro di investimenti pubblici, che vanno a integrare le risorse private degli operatori di telecomunicazioni.

Parallelamente, esistono anche altri piani aggiuntivi che completano l'insieme d'investimenti e di risorse finalizzati a connettere il Paese:

  • PIano Italia 5G: mira a coprire le aree dove il segnale mobile è ancora scarso;
  • Piano Scuole connesse : per portare la fibra in tutti gli istituti;
  • Piano Sanità connessa: pensata per digitalizzare ospedali e ambulatori.

La strategia al fine costruire un’infrastruttura digitale più capillare, stabile e, ovviamente, veloce è composita e complessa. Il ruolo dei soggetti pubblici in questa sfida è cruciale, ma non è sufficiente. L’efficienza dei piani dipende dalla collaborazione anche con i player privati del mercato TLC che si occupano di portare la rete fino alle case (FTTH, “Fiber to the Home”) o alle cabine di zona (FTTC, “Fiber to the Cabinet”). Oltre a Open Fiber, un attore importante è TIM, che con il progetto FiberCop punta anch’essa a estendere la rete di nuova generazione. 

Una rete in fibra ottica non è più un'opzione ma un imperativo categorico. Dal punto di vista economico, gli effetti sono evidenti: secondo le stime dell’OCSE, ogni aumento del 10% nella penetrazione della banda ultralarga può generare fino all’1,5% di crescita del PIL. Ecco perché la connettività non è più considerata un lusso tecnologico, ma un’infrastruttura strategica essenziale, esattamente come le linee di trasporto. 

Nonostante i progressi ci siano, restano anche alcune criticità, come i ritardi nei cantieri, le difficoltà burocratiche e le differenze territoriali, tutti elementi che continuano a rallentare la corsa verso il 100% di copertura. In molte zone, la posa della fibra è complicata a causa dei da vincoli urbanistici o per la presenza di aree montuose o per la scarsa densità abitativa. Inoltre, serve lavorare anche sul fronte dell’adozione: avere la fibra disponibile non basta se i cittadini o le imprese non la attivano.

Quello che si deve incentivare è un impegno parallelo sulla cultura digitale, sulla semplificazione dei contratti e sull’alfabetizzazione tecnologica. La sfida non è più solo tecnica, ma culturale: capire che la connettività non è un privilegio, ma un diritto, e che investire in rete significa investire nel futuro. La fibra ottica è ancora un cantiere aperto dove si lavora in modo febbrile per l'interesse di tutti.

La Redazione

 


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