Che fine ha fatto l'AI ACT? Gli ultimi mesi dell'anno appena concluso sono stati letteralmente monopolizzati dalle continue notizie sulla genesi del primo quadro normativo a livello europeo sull'intelligenza artificiale. I rappresentanti dei Paesi membri si sono riuniti e hanno ratificato l'insieme di norme volte a regolamentare un tema tanto vasto quanto controverso. “La legge europea sull’intelligenza artificiale è una novità mondiale. Un quadro giuridico unico per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale di cui ci si può fidare. E per la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone e delle imprese. Un impegno che abbiamo assunto nei nostri orientamenti politici e che abbiamo mantenuto”. Queste le parole con cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva commentato allora un passaggio di apicale importanza.
E oggi, come sta proseguendo l'iter normativo del primo testo ufficiale sull'intelligenza artificiale? Si procede per gradi e, come per qualunque legge, l'iter è sempre piuttosto lungo ed articolato. Il primo appuntamento comunque c'è già e sarà il 2 o il 9 febbraio, la data è ancora da fissare in via definitiva, quando il Consiglio Europeo sarà chiamato a votare il pacchetto di norme atte a regolamentare l'uso degli strumenti d'intelligenza arificiale sui territorio di tutti gli Stati membri.
Da qui tutto dovrebbe andare avanti, secondo calendario, con il passaggio della norma, entro metà febbraio, alla Commissione per il mercato interno del Parlamento europeo, prima di arrivare nel mese di marzo, ottimisticamente, o di aprile, più realisticamente, alla votazione definitiva dell'assemblea. Tempi che appaiono piuttosto stretti, soprattutto se si considera che il testo è davvero composito e atto a porre limiti a specifici ambiti di applicazione di una disciplina relativamente recente, inedita e per alcuni versi ancora in fase di sviluppo e, dunque, non del tutto cristallina. Ma l'UE ha fretta di procedere e di chiudere prima della fine di questa legislatura e, dunque, entro, e non oltre le elezioni del prossimo giugno.
Il debutto della norma sull'intelligenza artificiale avverrà sicuramente entro l'anno. Ogni Stato avrà l'obbligo di nominare un'autorità locale che sovrintenderà l'applicazione del regolamento in tandem con il Garante per la protezione dei dati personali.
I primi a essere applicati saranno i divieti che scatteranno dopo 6 mesi dall'entrata in vigore dell'AI ACT. E con loro partiranno, ovviamente, anche tutte le sanzioni comminate in caso di violazione della norma: dall'1,5% del fatturato globale (o 7,5 milioni di euro) fino al 7% (o 35 milioni).
Entro un anno dal recepimento del testo sarà la volta dell'entrata in scena dei modelli fondativi che prevedono due diversi livelli d'inquadramento per gli strumenti d'intelligenza artificiale distinti in base alla capacità computazionale dell'AI stessa: AI ad alto impatto e AI a basso impatto. Le AI cosiddette ad alto impatto, come Chat-GPT di Open AI, meritano una menzione a parte perché saranno sottoposte a controlli ancora più stringenti da parte delle istituzioni comunitarie. A loro verrà richiesta un'applicazione ex ante della legge sulla sicurezza informatica, una maggiore trasparenza dei processi di addestramento e un'aperta condivisione della documentazione tecnica prima di sbarcare sul mercato.
Parallelamente all'attività prettamente regolatoria, la Commissione è anche a lavoro sulla realizzazione di un ufficio ad hoc presso la direzione generale Connect che sarà affiancato da un team di esperti chiamati a vigilare, sovrintendere, consigliare e approndire il tema dell'intelligenza artificiale.
Stando così le cose, è verosimile presumere che l'AI ACT nella sua interezza vedrà la sua applicazione in tutti gli aspetti che lo compongono, da quello regolatorio a quello sanzionatorio, entro il 2026. C'è tempo ma il ritmo resta alto.
La Redazione