C'è voluto più tempo del previsto. Il lancio è stato rinviato più volte per cause di forza maggiore (vedi il licenziamento in tronco del CEO di Open AI Sam Altam e il suo altrettanto fulmineo reintegro). Ci si aspettava il suo arrivo entro la fine dell'anno scorso ma così non è stato. Ora finalmente ci siamo. Un grande applauso per l'uscita ufficiale del primo GPT store firmato Open AI. Perché tanta trepidazione, vi starete chiedendo, per l'esordio di un banale negozio virtuale? A dirla tutta, non è il contenitore a suscitare interesse, ma il contenuto, perché al suo interno trovano ampio spazio per muoversi i primi Chatbot personalizzati di mamma Open AI.
Per chi non lo sapesse o non fosse del tutto certo delle sue conoscenze, definiamo brevemente chatbot. Il chatbot o chatterbot è un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano e, di fatto, costituisce l'anima, le mente e il corpo di ChatGPT incarnando a pieno le potenzialità dell'intelligenza artificiale. Ora, con l'apertura del negozio virtuale, la possibilità di customizzare e,anche, perché no, di condividere Chatbot prende forma in modo ancora più organico.
A guardarlo da vicino, il fiammante store di Open AI assomiglia più a un'enorme directory, un indice di contenuti, che a una vetrina dove mostrare i propri "prodotti" intangibili (per lo più app, come è ovvio che sia) che siamo soliti vedere con App Store di Apple o Google Play di casa Android. Qui, nello GPT Store, trovano asilo tutti i GPT, nomignolo ormai imprescindibile, che sono stati modificati, istruiti e addestrati e che gli abbonati (al costo di 20 dollari al mese) Open AI possono utilizzare a loro piacimento.
Abbiamo premesso che il nuovo store di Open AI è una raccolta di chatbot che via via gli autori aggiungono al suo interno. Ma come si crea un GPT personalizzato? Il processo è semplice e non prevede particolari talenti o specifiche conoscenze come, per esempio, sui linguaggi di programmazione. Vediamo come fare step by step:
Ora che hai il tuo GPT personalizzato puoi pubblicarlo seguendo questi semplici passaggi:
La domanda che già si stanno ponendo i primi autori che hanno pubblicato i loro GPT personlizzati sullo store è: se e come questo contenuto verrà monetizzato. Su questo aspetto c'è ancora molta incertezza e si dovranno aspettare i prossimi mesi per capire bene come si svilupperà il marketplace di Open AI.
Restando in tema di AI, di produzioni creative e di chatbot, vogliamo accennare a un fatto piuttosto recente che ci sembra molto emblematico. Nonostante i tentativi ancora in atto per regolamentare il più possibile l'uso di strumenti e software basati sull'intelligenza artificiale, il loro utilizzo sempre più dilagante continua a suscitare polemiche, soprattutto quando si tira in ballo l'arte in qualuqnue forma essa voglia eprimersi. L'ultimo caso di cronaca che ha sollevato non pochi cori di disapprovazione risale a qualche giorno fa.
Il fatto è questo: una scrittrice giapponese, Rie Kudan, ha vinto uno dei premi letterari più prestigiosi in Giappone, il premio Akutawaga, per il suo romanzo fantapolitico dal titolo, La torre della simpatia di Tokyo. Fin qui nulla di strano, peccato che, dopo aver ricevuto il premio, la Kudan abbia candidamente confessato di aver utilizzato ChatGPT per la stesura di alcuni dialoghi del suo romanzo dopo aver addestrato il chatbot a suo piacimento. Circa il 5% del libro, dunque, sarebbe frutto dell'intelligenza artificiale.
Ovviamente, le reazioni del mondo della letteratura sono state piuttosto nette e c'è chi, addirittura, sostiene che il riconoscimento attribuito alla Kudan sia immeritato e, quindi, da revocare. Cosa succederà adesso? Il premio le verrà tolto come chiesto da molti, oppure, si può pensare che il contributo apportato dall'AI alla realizzazione del contenuto non leda affato la creatività, la fantasia, il talento di un autore ma è solo la tecnologia al servizio della scrittura? Il dibattito è tuttora aperto e, siamo certi, non accennerà a spegnersi a breve.
La Redazione