Premete rewind, riavvolgete il nastro della vostra vita e mettete play, fermandovi al mese di aprile del 1991. Non importa il giorno, conta solo l'anno, per catapultarvi in un viaggio temporale a caccia di ricordi felici, quelli legati a interminabili sessioni di gioco, console portatile alla mano, divano o poltrona d'ordinanza e quel magico apparecchio nero, quel parallelepipedo stondato dal nome indimenticabile: Game Gear. Ed è subito sorriso sulle labbra.
Diretto concorrente di un'altra iconica console portatile degli anni Novanta, il Game Boy di Nintendo, già sul mercato dal 1989, e già amatissima, il Game Gear doveva saper fare la differenza e, rispetto al temibile rivale, diventare cool grazie a una caratteristica unica: lo schermo rigorosamente a colori.
E così fu. Il Game Gear a colori, con display LCD retroilluminato da 3,2 pollici e 32 colori, ma con una gamma di colori programmabile di oltre 4mila, risulta una console potentissima, rispetto al competitor della Nintendo, grazie al processore Zilog Z80 a 8 bit e una CPU da 16 kilobyte. Una vera rivoluzione in soli 21 cm di larghezza, 11 cm di altezza e uno spessore di poco meno di 4 cm.
Il prezzo di lancio del Game Gear in Europa fu di 99,9 sterline, più che abbordabile per tutte le tasche e molto competitivo, sia se paragonato a quello dei rivali sia per il livello di tecnologia supportata.
Quanti di voi possono ammettere, senza rischiare di farsi allungare il naso come Pinocchio, di non aver mai fatto una partita a Colums, Super Monaco GP, Pengo o con il velocista riccetto blu Sonic? Siamo certi che nessun boomer tra voi vorrà correre questo rischio, perché, non c'è dubbio: tutti gli adolescenti, e non solo, degli anni Novanta hanno bramato, comprato e consumato i loro giovani polpastrelli sui tasti della celebre console giapponese firmata Sega.
E, dunque, veniamo a loro, al parco titoli molto variegato del Game Gear, a quei giochi pensati per affascinare, non solo i giovanissimi, ma l'intero possibile mercato videoludico sia maschile che femminile.
Come non tornare con la memoria a Colums, la versione Sega del buon vecchio Tetris, oppure Pengo, il pinguino rosso dell'Antartico, alle prese con un labirinto di blocchi di ghiaccio che deve sopravvivere alla cattura da parte dei temibili Sno-Bee. Non possiamo non citare Super Monaco GP, il simulatore di corse di Formula 1, o lui, Sonic, il vero e proprio simbolo del divertimento targato Game Gear, il riccio blu capace di superare la velocità del suono.
Vi è venuta voglia di uscire a comprare sei pile stilo A, aprire quel cassetto dei ricordi e far riemergere dalla polvere il vostro amato unico Game Gear? Fatelo, non ve ne pentirete.
Ci vediamo prestissimo con un’altra puntata di VinTech, la rubrica dedicata alle Icone Tech del passato. Nostalgici e non solo, è il vostro momento! #backtothepast
La Redazione