Cosa c'è oltre I'AI? La risposta sono i biocomputer

[mar 12 marzo 2024]

I neuroni umani al servizio dei biocomputer: la strada è tracciata



Pensavate che l'intelligenza artificiale rappresentasse il picco più alto dell'innovazione nel campo delle nuove tecnologie? A quanto pare c'è chi si sta spingendo ancora più in là, sperimentando processori e hardware che non solo simulano e imitano il ragionamento umano, ma, come un cervello vero e proprio, ne emulano le sinapsi nella loro conformazione. Fantascienza? No, realtà, uno studio concreto in mano a un'équipe di scienziati che stanno lavorando a quello che potremmo definire un biocomputer

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Parliamo di processori composti da cellule nervose umane che incarnerebbero un nuovo approccio all'informatica, a tratti quasi spaventoso e quantomeno inedito, sui quali sono al lavoro i ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora. Si tratterebbe di realizzare in futuro, perché al momento lo studio è solo teorico, hardware biologici basati su neuroni umani in coltura denominati organoidi cerebrali o brain-on-a-chip capaci di risolvere arrività computazionali. 

Stando a quanto pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Science, il progetto avrebbe richiamato una folta schiera di scienziati molto brillanti "pronti a sviluppare questa tecnologia, che riteniamo lancerà una nuova era di bioinformatica efficiente, veloce e potente". - ha dichiarato Thomas Hartung della Johns Hopkins. Questo nuovo campo interdisciplinare avrebbe anche un nome di battesimo: intelligenza degli organoidi

Gli organoidi cerebrali, anima dei futuri, se mai si realizzeranno, biocomputer altro non sono che dei mini-cervelli capaci di svolgere alcune elementari attività cognitive basate sull'apprendimento e sulla memorizzazione. I vantaggi nell'utilizzare un processore neurale invece di quelli al silicio, presenti all'interno dei moderni computer, sono molti a giudicare le parole di Hartung“I computer tradizionali, basati sul silicio, sono certamente molto bravi a manipolare i numeri  ma i cervelli sono molto più bravi ad apprendere informazioni". Inoltre: “I cervelli hanno una capienza incredibile, dell'ordine dei 2500 terabyte. Stiamo raggiungendo i limiti fisici del silicio, dal momento che non possiamo inserire ancora più transistor sui chip. Il cervello, invece, è cablato in modo completamente diverso: ha circa 100 miliardi di neuroni, collegati su un numero enorme di punti di connessione. È una differenza di potenza enorme, comparata alla tecnologia attuale”.

Ovviamente parliamo solo di teoria, per il momento, e la strada per arrivare a un biocomputer così concepito è ancora molto lunga. Una tecnologia funzionante di questo tipo. di fatto, ancora non esiste, anche se, all'ultimo Mobile World Congress di Barcellona, abbiamo assistito alla presentazione di un processore che sembra ricalcare l'idea dello studio statunitense. 

Il caso del PC a neuroni

All'evento che si è svolto in Spagna non molte settimane fa, una startup australiana, Cortical Labs, ha presentato il suo computer biologico che usa un cervello vero. Un incredibile biocomupter, dotato di un cervello delle dimensioni di quello di un insetto, capace di compiere alcune piccole operazioni, come giocare a Pong. 

I neuroni che compono questo mini cervello sono il risultato della trasfomazione di alcune gocce di sangue umano che vengono riprogrammate in laboratorio per diventare cellule staminali pluripotenti indotte. Se opportunamente alimentati, i neuroni creati in laboratorio, pur non essenso una copia perfetta di quelli umani, possono dare vita a una rete neurale e ragionare proprio come un cervello a tutti gli effetti, riuscendo a imparare se ben stimolati.

Quello che ha colpito del device presentato al MWC, è stata non solo la componente neurale, ma anche il resto del dispositivo che si comporta ed è gestito come fosse un essere vivente. Tre pompe che come il cuore pompano il liquido che contiene il nutrimento, due serbatoio per l'alimentazione e per gli scarti e, addirittura, filtri che svolgono la funzione dei reni. Non mancano sistemi per l’ossigenazione molto simili nel funzionamente ai polmoni umani.

Tra organoidi cerebrali e cyborg di nuova generazione, l'attacco dei cloni non sembra poi così improbabile. 

La Redazione


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