La Food and Drug Administration (l'agenzia federale statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) ha detto sì a Blindsigh, l'innovativo dispositivo realizzato da Neuralink, una delle innumerevoli start up che orbitano intorno al miliardario di Pretoria Elon Musk. Tra le tante società che compongono l'universo impreditoriale di Musk, sicuramente Neuralink è tra le più rivoluzionarie come rivoluzionario si appresta ad essere il dispositivo di cui vogliamo parlarvi oggi.
Si tratta di un microchip che, se impiantato nel cervello delle persone non vedenti potrebbe ridare loro la vista. Un progetto più che ambizioso su cui la società sta lavorando da tempo e su cui continuerà a lavorare con maggiore slancio grazie all'accelerazione data al suo sviluppo dal via libera dell'agenzia federale dipendente dal Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti d'America.
Le informazioni a nostra disposizione sul "dispositivo innovativo" come lo ha, appunto, definito la FDA, sono al momento molto scarne. L'unico dato che sappiamo ci arriva direttamente da un post pubblicato da Musk sul suo X (Twitter) in cui afferma che Blindsigh sarà in grado di ridare la vista anche a chi ha perso entrambi gli occhi o ha subito una lesione irreversibile del nervo ottico.
Blindsigh rientra in una serie di progetti che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando fin dalla sua nascita, nel 2016, meno di 10 anni fa, Neuralink che, tra le tante società fondate da Musk, risulta tra le più impegnate soprattutto in ambito medico. Significativa è la sua interfaccia per i chip cerebrali che, in futuro, potrebbe aiutare le persone con diversi tipi di disabilità.
Parliamo di chip impiantati nei pazienti con il compito di elaborare e trasmettere i segnali neurali del cervello verso altri dispositivi, per esempio, un computer o un telefono per permettere, appunto, alle persone con disabilità di sopperire alle loro impossibilità fisiche.
Per quanto riguarda Blindsigh siamo solo agli inizi di una lunghissima fase di sperimentazione che potrebbe durare anche diversi anni e che dovrebbe coinvolgere almento tre pazienti con tre diverse patologie oculari. Però le basi, sia tecnologiche che normative, sono state gettate e sembrano piuttosto solide. Staremo a vedere, nel senso letterale del termine. Speriamo.
La Redazione