Il debutto nel mondo del lavoro non si dimostra così semplice per il nostro guru, ma la sua resilienza e la sua tenacia lo portano a fare diverse esperienze internazionali che si riveleranno molto utili per il suo futuro. Per un certo periodo di tempo lavora in un’azienda di import/export negli Usa, in Texas, poi, vola in Australia, a Brisbane per un internship presso la Camera di Commercio Italiana. L'esperienza australiana si rivela molto formativa per Dalmasso, sia sul piano professionale che umano, e sarà ricca di stimoli fondamentali per le sue scelte future.
Il 2006 è un anno importante, perché inizieranno per lui una serie di impegni lavorativi di rilievo. Il più importante sarà quello all'interno della divisione Marketing & Business Development di Ersel, banca di proprietà della famiglia Giubergia, specializzata in Private Banking e Asset Management, dove resterà per tre anni.
Ci siamo, siamo arrivati all'anno della svolta per il nostro guru di oggi. E' il 2013 e una soffita di Torino, la versione italiana del garage di Los Altos dove Steve Jobs cambiò il futuro dell'informatica, diventa l’hub del nostro Alberto Dalmasso, di Dario Brignone e di Samuele Pinta (che si unirà a loro solo l'anno successivo), tre ragazzi poco meno o poco più che trentenni, pronti a dare vita all'applicazione delle meraviglie: Satispay.
Il lavoro d'incubazione dura circa un paio d'anni, e, finalmente, Satispay nel 2015 vede la luce grazie ad alcuni finanziamenti, dei californiani del team di Google Wallet e qualche inglese e, soprattutto, un buon capitale personale, indispensabile per iniziare. I fondi ricevuti nel corso di questi ultimi 10 anni e oltre superano i 450 milioni di euro: una cifra pazzesca per una fintech italiana.
Dal 2015 in poi, Satispay, l'app che consente di pagare nei negozi, inviare denaro, abbonarsi a servizi e risparmiare in modo veloce e intelligente, è entrata a far parte della vita di moltissime persone che hanno inziato a utilizzarla come metodo di pagamento abituale online e nei negozi convenzionati.
Il lavoro, in particolar modo, agli esordi è febbrile. Come racconta spesso nelle interviste Dalmasso: "Si lavorava 70 ore a settimana. Adesso ci si concede la domenica." Ma tutto questo sacrificio e questa dedizione hanno pagato, eccome. Oggi, Satispay vanta nel suo enorme team di lavoro oltre 600 persone di 24 nazionalità diverse ed è presente in 4 Paesi, perché l’internazionalizzazione è importante, ma l’azienda madre è nata in Italia e resta in Italia.
La rivoluzione voluta dal Dalmasso è compiuta e il sogno di un’Italia che fa uso dei pagamenti digitali per l’80 o 90% dei casi è ancora ben chiaro nella mente del ragazzo di Cuneo che ha iniziato da uno stage non retribuito arrivando a fondare una delle fintech italiane più importanti d'Europa: Satispay.