Il Piracy Shield, Scudo antipirateria, è una piattaforma online italiana istituita dalla legge 93 del 14 luglio 2023 e gestita dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM). Progettato per contrastare la pirateria informatica, in particolare la trasmissione illegale di eventi sportivi, come, ad esempio, le partite di calcio, la sua operatività è iniziata ufficialmente il 1° febbraio 2024.
Il sistema funziona attraverso un sistema di segnalazione e blocco rapido. I detentori dei diritti d’autore, come emittenti televisive o società sportive, segnalano i siti che trasmettono contenuti piratati. Queste segnalazioni vengono inviate al Piracy Shield, che a sua volta ordina ai Provider di bloccare gli indirizzi IP o i domini relativi ai siti segnalati. In pratica, uno strumento creato per contrastare lo streaming illegale.
Ora, però, nel mirino della piattaforma potrebbero finire anche altre tipologie di contenuti audiovisivi, come film e serie tv. Questa decisione non sta facendo dormire sonni tranquilli all'Agcom che su questo punto appare piuttosto divisa. La preoccupazione riguarda un uso improprio della piattaforma che potrebbe rischiare di oscurare per errore anche contenuti legittimi.
La modifica nata dal desiderio, giusto, di proteggere dallo streaming illegale tutto il comparto audiovisivo, televisione lineare e on demand, potrebbe abbattersi come una scure sul settore rischiando un approccio indiscriminato. L'Agcom, nella proposta di modifica del provvedimento ha previsto criteri specifici per ogni tipologia di materiale protetto: il blocco entro 30 minuti rimarrà per gli eventi sportivi pirata e altri contenuti live, mentre tutti gli altri, come, appunto, film e serie televisive, saranno valutati tramite un processo che è ancora in via di definizione.
Il sistema di protezione prevede di estendersi anche alle vpn e ai fornitori di dns pubblici, strumenti finora esclusi dai controlli ma sempre più in voga per aggirare eventuali oscuramenti. L'ordine è chiaro: a ogni segnalazione di contenuto pirata seguirà il blocco che raggiungerà tutti e i motori di ricerca saranno obbligati a rimuovere questi siti dai loro risultati.
Il regolamento è ancora in fase di verifica e dovrà passare attraverso una consultazione pubblica di 30 giorni. Ma le criticità ci sono e sono state evidenziate. Ve le riassumiamo qui.
Innanzitutto, chi decide quali siti bloccare? Secondo il nuovo regolamento, sono le società private che possiedono i diritti di film e serie tv (come Sky o Netflix) a segnalare direttamente i siti piratati e l'Agcom si limiterebbe a eseguire questi blocchi senza spesso un adeguato accertamento.
Inoltre, il regolamento nella sua formulazione, risulta troppo vago e si corre il rischio che a finire nel calderone siano anche i siti che, invece, pubblicano soprattutto contenuti legali e solo in minima parte materiale pirata.
In ultimo, ma non meno importante, questo sistema risulterebbe avere costi di gestione troppo elevati. Obiezioni legittime riguardo un tema molto caldo su cui si fronteggiano interessi molteplici.
La Redazione