Notizie inaspettate, di quelle che strappano un sorriso, soprattutto perché riguardano un ambito in cui spesso la situazione italiana non è affato edificante. Parliamo di transizione digitale dove l'Italia non brilla ed è destinata a restare ben lontana dal podio. Qualcosa, però, sta cambiando come testimoniano i risultati ottenuti secondo alcuni indicatori che mettono in evidenza progressi sostanziali del nostro paese, soprattutto in ambito 5G e cybersecurity.
Considerando l'ultimo rapporto del Digital Economy and Society Index (Desi) della Commissione europea, l’Italia, purtroppo, è ancora piuttosto indietro per quanto concerne la trasformazione digitale, solo al 18esimo posto in Ue, con un punteggio di 49,3 (su 100) e di certo questo dato non rincuora.Tutto cambia, però, secondo l’edizione 2023 dell’Osservatorio Strategico sulla Trasformazione Digitale dell’Italia elaborato da The European House – Ambrosetti. Dallo studio, realizzato in collaborazione con Fondazione Ibm Italia, infatti, emergono alcuni parametri e target che mettono in luce, invece, un'incredibile crescita dell'Italia in ambito digitale.
Come mai questa discordanza? Quale rapporto traccia un identikit più veritiero della situazione italiana? A essere sinceri, la risposta corretta è: entrambi. La spiegazione è semplice. Gli indicatori considerati dall'Osservatorio non sono ancora annoverati tra quelli tradizionalmente utilizzati dal DESI e analizzano aspetti diversi lagati alla trasfomazione digitale con esiti che possono anche risultare imprevisti, come in questo caso. Cerchiamo di entrare nel merito della questione.
Stando ai dati raccolti dall'analisi del Osservatorio, l'Italia è, addirittura, al primo posto per quanto riguarda la copertura in 5G sul territorio, con una capillarità tale da raggiungere anche le zone rurali più remote. Notizie incoraggianti arrivano anche dal comparto industriale con un aumento delle vendite tramite e-commerce passate dal 13% al 18%, un record assoluto rispetto alla media europea. Buona è anche la precentuale dei cittadini che usano abitualmente internet, almeno una volta a settimana, anche per interagire con la pubblica amministrazione, passati dal 36% a un ottimo 40%.
Altro primato inaspettato riguarda la cybersecurity in cui l'Italia svetta, posizionandosi meglio rispetto alla media europea in tutti e tre gli indicatori utlizzati. Vediamoli:
Esistono, ovviamente, anche dei punti deboli su cui il nostro paese deve lavorare molto per colmare i gap esistenti. Primo fra tutti il capitale umano. Un esempio è rappresentato dalla percentuale di specialisti del settore, come i laureati in discipline afferenti l'Information and Communications Technology. Un altro aspetto su cui l'Italia è fanalino di coda è la digital intensity, un indice che misura l’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese. Ancora troppo poche.
Un altro elemento esaminato dallo studio dell'Osservatorio è il mercato dell’intelligenza artificiale. Si stima che entro il 2030 questo mercato crescerà di 20 volte rispetto al 2021. Inutile dire che Il vero campo d'azione per i Paesi UE sarà rappresentato nell'immediato futuro proprio da lei, dall'intelligenza artificiale. E' qui che si vedranno quali strategie e tattiche saranno ideate e applicate. Sarà questo il terreno su cui potrà esprimersi al massimo la trasformazione digitale sia in termini economici che sociali.
E l'Italia come si giocherà questa importante partita? Vedremo.
La Redazione