E' il tema del momento, è trending topic sui social, fosse anche solo per il suo ultimo e più sorprendente utilizzo, almeno dal punto di vista emozionale: la pubblicazione del nuovo, inedito singolo dei Beatles. I Beatles? Ma come può essere mai possibile? Lo stupore è lecito e anche l'incredulità, ma sembrerebbe che nulla è impossibile quando si parla di lei, dell'amata e odiata, dell'apprezzata e denigrata, della cercata e temuta intelligenza artificiale. Senza entrare pienamente nel merito di che cos'è e come funziona l'AI, lo approfondiremo meglio in un articolo dedicato all'argomento nella nostra sezione App, concentriamoci sui suoi aspetti più controversi, legati soprattutto a un suo potenziale utilizzo sconsiderato.
Non è certo il caso di Now and Then, il nuovo brano dei Beatles che, pur avendo infastidito i fan più puristi dei Fab Four, non è certo un atto, né necessariamente di solo marketing, né tantomeno una totale artificializzazione della voce di Lennon, ma semplicemente l'applicazione di una tecnologia che ha reso fattibile ciò che finora era sembrato un'impresa destinata al fallimento. Grazie all'uso dell'AI, infatti, si è riusciti a separare la voce di John Lennon dal suono del pianoforte, consentendo così l'arrangiamento del brano per come lo stiamo ascoltando dal 2 novembre, giorno della sua uscita.
Il "caso" Beatles è solo uno tra i più eclatanti e recenti legati all'intelligenza artificale e, pur risultando piuttosto innocuo, qualche interrogativo inevitabilmente lo fa sorgere: fin dove è lecito spingersi con l'uso di un surrogato della mente umana?
A questa e a molte altre domande hanno cercato di trovare una risposta i grandi della Terra riuniti a Bletchley Park, una località alle porte di Londra, dove si è tenuto l'AI Safe Summit, una due giorni fortemente voluta dal premier inglese Rishi Sunak dedicata, appunto, allo sviluppo sicuro dell'intelligenza artificiale.
Il vertice di due giorni si è tenuto in un luogo dal grande valore simbolico. Bletchley Park, infatti, è stato il principale centro di crittoanalisi del Regno Unito, dove, grazie al "computer" Enigma, il matematico britannico Alan Turing e la sua squadra riuscirono a decifrare i codici utilizzati dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale e, di fatto, a contribuire alla vittoria degli Alleati. Qui, dove si è fatta la storia d'Europa anche con l'aiuto di una macchina, di un computer ante litteram, si ragiona e si pensa al futuro legato, qull'avvenire inevitabilmente connesso all'uso della connettività, delle macchine intelligenti e a tutte le loro recenti evoluzioni: l'AI, ne è l'esempio.
Di decisioni, in realtà, nel corso del Summit ne sono state prese poche, si è trattato per lo più di una dichiarazione d'intenti che ha visto concordi i capi di stato delle maggiori potenze mondiali (tra gli altri Stati Uniti, Cina, Italia, Germania, Francia) sul perseguire un approccio responsabile riguardo l'uso dell'intelligenza artificiale, senza farsi contagiare dal virus catatrofista firmato Elon Musk (anche lui all'appuntamento): "L'intelligenza artificiale metterà fine al lavoro degli esseri umani". Un verdetto senza appello.
La posizione dei 28 Paesi presenti al Summit è diversa, seppur consapevole e molto prudente. E' chiaro che esistono rischi legati allo sviluppo così repentino e incerto di uno strumento tanto potente quanto rischioso ed è proprio per questo che una cooperazione globale è indispensabile.
Al termine del vertice, il premier britannico, grande fatuore dell'incontro, si è detto molto soddisfatto del risultato ottenuto, definendelo: "Un accordo storico a favore dell'umanità. Un risultato fondamentale che vede le più grandi potenze mondiali nel campo dell'intelligenza artificiale concordare sull'urgenza di comprendere i rischi dell'AI, contribuendo a garantire il futuro a lungo termine dei nostri figli e nipoti".
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La Redazione