Fibra ottica e patrimonio storico: innovazione tra burocrazia e tutela

[mar 21 ottobre 2025]

Come si installa la fibra ottica in edifici storici e zone vincolate



Mettiti comodo e ascolta!

 

Portare la fibra ottica dentro un palazzo del Seicento o in un centro storico vincolato può sembrare una missione impossibile e rappresenta, senza dubbio, una delle sfide più complesse in seno all'innovazione digitale.
 
In effetti, il cablaggio in fibra ottica in queste condizioni non è semplice. Se da un un lato c'è la necessità di rispondere a un'urgenza di modernizzazione che passa anche e soprattutto attraverso la possibilità di disporre di connessioni internet ultraveloci, dall'altro c'è il rigore con cui queste opere devono essere compiute per non rischiare di danneggiare il patrimonio storico, oltre ai vincoli architettonici, alle barriere strutturali (come i muri molto spessi), alle normative che quasi non permettono di sposare nemmeno una pietra. 

L'Italia in questo rappresenta davvero un unicum. Oltre il 70% del patrimonio edilizio italiano, risale a prima del 1970 e moltissimi edifici si trovano in aree vincolate o centri storici. È facile intuire che infilare cavi di fibra tra mura medievali o facciate rinascimentali sia tutt'altro un’opera banale. Le normative sui beni culturali (come il Codice dei beni culturali e del paesaggio, D.Lgs. 42/2004) impongono che ogni intervento sia autorizzato e, soprattutto, non alteri l’aspetto o la struttura originale.
 

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Dunque, per riuscire a trovare una soluzione, un giusto compromesso tra spinta alla digitalizzazione e conservazione del patrimonio storico è indispensabile che ci sia un lavoro congiunto tra gli operatori del settore, i provider internet, i comuni e la Soprintendenza ai Beni Culturali. Il risultato? Una sfida tecnologica e burocratica in cui le mosse devono essere ben calibrate sia per la riuscita del lavoro sia per evitare danni all'esistente. 

La fibra ottica è una tecnologia molto sofisticata ma anche delicata, per questo i cavi devono seguire percorsi precisi, con curvature minime e giunzioni millimetriche e questa perfezione nella traiettoria è quasi impossibile da realizzare negli edifici storici, dove, i condotti interni sono spesso inesistenti o inaccessibili.

Per ovviare al problema, spesso i provider adottano soluzioni mini-invasive”, come microtrincee, cavidotti sotterranei di pochi centimetri, o il passaggio dei cavi attraverso condotte già esistenti, come quelle elettriche o del gas.

Un’altra opzione  altrettanto diffusa è l'utilizzo della cosiddetta fibra aerea che sfrutta i pali della luce o i cavi già tesi tra gli edifici. Certo non è la soluzione più elegante, ma è veloce, economica e soprattutto reversibile, quindi più accettabile dal punto di vista anche dei vincoli storici.

Oltre alle difficoltà tecniche, non va sottovalutato anche l’aspetto amministrativo. Per intervenire su un edificio vincolato, infatti, serve l’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni Culturali, che deve valutare ogni dettaglio del progetto e spesso queste analisi così minuziose hanno dei tempi biblici che si scontrano con i ritmi del digitale: un intervento che in un quartiere moderno si conclude in due settimane, in un centro storico può richiedere mesi (se non anni) di attesa e revisioni. Le maledette lungaggini della burocrazia. 

Grazie al Piano Italia a 1 Giga, il ben noto Piano Bul, e le linee guida del Ministero della Cultura, però, qualcosa anche in Italia si sta muovendo e sta accelerando le procedure, prevedendo modelli standard e interventi semplificati per la posa della fibra anche nei contesti più delicati.

Una mano arriva anche dall’innovazione che con cavi ottici ultraflessibili e sistemi di installazione “no-dig”, cioè senza scavi tradizionali, può ridurre al minimo l’impatto estetico e ambientale. In alcuni casi si utilizzano microfori di pochi millimetri o si sfruttano i vecchi cavidotti del telefono, evitando così di toccare le strutture portanti, oppure le soluzioni wireless ibride che combinano fibra e connessioni radio a 60 GHz, capaci di portare la banda ultralarga anche dove il cavo non può arrivare fisicamente.

Si tratta dei cosiddetti progetti pilota di fibra “discreta”, dove i cavi vengono posati seguendo percorsi nascosti, integrandosi nei corridoi tecnici o nelle intercapedini esistenti. Il risultato è invisibile agli occhi dei turisti, nel caso di città d'arte iconiche, come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, ma fondamentale per la vita dei residenti e per il turismo digitale (wifi pubblico, sistemi di prenotazione smart, pagamenti contactless, videosorveglianza evoluta).

La sfida resta aperta, ma la direzione  da intraprendere è chiara: la fibra ottica e la tutela del patrimonio possono e devono convivere, ma è imprescindibile trovare soluzioni che uniscano la bellezza di ciò che era con l'innovazione di ciò che c'è e ci sarà.

La Redazione

 


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